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Durante il disastroso terremoto in Campania del 1980, diversi luoghi rimasero isolati e non sempre gli aiuti istituzionali furono nell’immediato efficaci, lasciando spazio a forme di auto-organizzazione volontaria che crearono anche problemi logistici e di traffico per il contemporaneo arrivo di numerose persone nell’area.

Il primo giorno dopo il sisma, in una piazza di un villaggio semidistrutto, un giovane individuo aveva installato un piccolo bar con una rudimentale attrezzatura per fare il caffè. Essa consisteva in un piccolo banco, un fornello a gas portatile, due bombole di gas, tre macchinette da caffè, pacchetti di caffè e di zucchero, bicchieri e cucchiaini di plastica, fiammiferi e alcuni bidoni d’acqua. Il giovane era arrivato da una vicina regione, trasportando l’intera attrezzatura con la sua auto, e preparava e offriva il caffè: gente del luogo, sopravvissuti, soccorritori, funzionari, e anche soldati e vigili del fuoco di tanto in tanto si mettevano in coda per bere una tazzina. Le sue operazioni erano elementari, chiunque sa fare una tazza di caffè. Il servizio offerto trovò un’immediata risposta in termini di domanda: c’era sempre una folla attorno al suo banco. Il giorno seguente i clienti aumentarono e il barista si procurò degli aiutanti. […] Ma il terzo giorno il barista non era più al suo posto. Dopo un breve, intenso periodo di attività il bar era stato smantellato.(Lanzara, 1993).

Questo episodio è stato utilizzato da Lanzara per discutere di quelle che ha definito le organizzazioni effimere: le organizzazioni effimere possono avere caratteristiche molto diverse le une dalle altre, sia nel grado di formalizzazione che possono assumere, sia nella loro strutturazione, sia nella lunghezza del ciclo di vita, che nel tipo di affiliazioni, negli scopi, nelle attività e nei compiti. La caratteristica che le contraddistingue e che condividono è che esse non assumono la loro sopravvivenza o permanenza come un requisito indispensabile alla loro identità e all’efficacia della prestazione. (Lanzara, 1993).
Il barista di questo paesino campano sconvolto dal terremoto, ha utilizzato alcune proprie semplici competenze per costruire un luogo che in breve è diventato significativo per le persone che frequentavano quella piazza e che, in qualche modo, ritrovavano pezzi di una “normalità” della vita difficile da reperire in quella situazione. Ha messo in piedi un’organizzazione che potremmo definire di successo, visto che in poco tempo tutti i frequentatori della zona conoscevano il bar e lo frequentavano, con almeno tre caratteristiche che vale la pena di approfondire:
• ha istituito dei legami organizzativi, in un ambiente non certo favorevole, che in qualche modo hanno contribuito al successo dell’organizzazione stessa;
• ha recuperato alcuni significati di un luogo come un bar, riproponendoli attraverso la sua struttura estemporanea e reinventandoli insieme agli avventori-clienti;
• era un’organizzazione temporanea, che perciò, differentemente da organizzazioni burocratiche e istituzioni, aveva già in qualche modo scritto nel dna che avrebbe terminato la propria attività.

>seconda parte Organizzazioni che lavorano con le persone 2. Loose coupling